REGALO DI NATALE DELLA REGIONE PIEMONTE AI BAMBINI SIRIANI

Apprendo dai quotidiani Il Giornale e La Stampa che la Regione Piemonte contribuirà a ricostruire un asilo per i bambini nel villaggio di Maaloula in Siria. L’iniziativa è stata presa da Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia, assessore della Regione Piemonte ai rapporti con il Consiglio regionale, Delegificazione e semplificazione dei percorsi amministrativi, Affari legali e Contenzioso, Emigrazione, Cooperazione internazionale e Post olimpico. L’opera sarà realizzata dalla Hope Foundation in collaborazione con il Patriarcato della Chiesa Greco-Melchita Cattolica di Antiochia.

L’assessore Marrone nell’ottobre scorso è stato protagonista di un’altra significativa iniziativa, fermare la somministrazione della pillola RU486 nei consultori, e di porre fine – al termine dell’emergenza Covid19 – anche alla somministrazione in day hospital, prevedendo invece il ricovero ordinario obbligatorio per l’aborto farmacologico e, infine, l’attivazione di convenzioni con progetti di aiuto alle maternità difficili (ad esempio i Centri di Aiuto alla Vita, il Progetto Gemma…).

In pratica l’assessore ha messo in discussione le linee guida emanate dal Ministero della salute, sottoponendole a revisione giuridica presso l’Avvocatura della regione Piemonte.

Alla fine di questo processo, ma anche del confronto con “diverse realtà sanitarie e sociali, tra le quali la Federazione Federvi.PA. e il dott. Silvio Viale, responsabile del Servizio Unificato IVG dell’Ospedale Sant’Anna di Torino”, il 2 ottobre si è giunti al a definire una circolare della Regione Piemonte, destinata ad ASO e ASL del territorio, che prevede: il divieto di aborto farmacologico direttamente nei consultori piemontesi, l’attivazione di sportelli informativi all’interno degli ospedali piemontesi, consentita ad idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita. Per quanto riguarda l’aborto farmacologico le modalità di ricovero sono valutate dal medico e dalla direzione sanitaria.

Ritornando al progetto dell’asilo San Giorgio a Maaloula. la struttura servirà oltre 50 bambine e bambini dai 3 ai 6 anni appartenenti a molteplici confessioni, in un’area storicamente votata alla convivenza: “Questo mosaico – spiega il vice-presidente di Hope Marcello De Angelis – non solo religioso, dove trovano posto chiese cristiane antichissime, è un esempio di pace da più di mille anni. L’asilo ha un’importanza strategica perché i bambini torneranno ad avere la possibilità di crescere insieme in una realtà importante anche per la creazione di posti di lavoro, per la formazione professionale e per promuovere interventi culturali rivolti agli adulti”.

L’intervento permetterà alla Regione di allargare i propri confini: “Grazie ai nostri uffici – commenta l’assessore alla cooperazione internazionale Maurizio Marrone siamo riusciti a potenziare e ampliare l’ambito territoriale e geografico dei nostri interventi: siamo davvero felici di poter dare un contributo a un’area coinvolta da un conflitto tremendo, dove l’odio religioso ha spezzato un equilibrio con radici antichissime. Maaloula ha vissuto persecuzioni ed esecuzioni sommarie, oltre alla distruzione delle infrastrutture civili.

Riaprire questo asilo aperto a tutte le religioni, dove i bambini possono tornare a giocare insieme, ci inorgoglisce”.

Reputo interessante fare un breve approfondimento sul villaggio simbolo di Maaloua, utilizzo una scheda di Frederic Pichon, pubblicata nel volume “Il Libro nero della condizione dei cristiani nel mondo”, a cura di Jean-Michel di falco, Timoty Radeliffe e Andrea Riccardi (Mondadori, 2014)

Maaloula è un luogo unico, dove la ricca vegetazione e la densità abitativa sono in forte contrasto con l’aridità del deserto siriano circostante. Un altro elemento importante è che a Maaloula, è uno degli ultimi villaggi in cui si parla il cosiddetto aramaico occidentale, un dialetto semitico, utilizzato da Gesù Cristo nelle sue predicazioni. Il villaggio è misto, formato da due comunità cristiane (la Chiesa greco-cattolica o melchita e la Chiesa greco-ortodossa) che convivono con una piccola comunità musulmana.

Maaloula è diventato un simbolo del cristianesimo orientale. Si trovano due celebri monasteri-santuari, quello di Santa Tecla e quello dei santi Sergio e Bacco. I jihadisti islamisti di al-Nusra, affiliati ad al-Qaida, nel settembre del 2013 hanno attaccato la cittadina, proprio perchè simbolo della cristianità. “Hanno voluto distruggere, andando a colpo sicuro, uno dei simboli della relativa tranquillità di cui godevano le minoranze all’interno della società siriana. Tramite questo attacco – scrive Pichon – di vasta portata, hanno cercato di dimostrare che il regime ha fallito nel suo ruolo di protettore delle minoranze, in particolare cristiane”.

Seguo l’attacco a Maaloula anche dal ben documentato volume Comprendere il caos siriano. Dalle rivoluzioni arabe al jihad mondiale”, scritto a quattro mani dai giornalisti, Randa Kassis e Alexandre Del Valle, pubblicato da D’Ettoris Editore (Crotone, 2016).

Dozzine di cristiani sono stati presi in ostaggio, Jabhat al-Nusra ha celebrato la conquista della città acclamando: “Siamo venuti a liberare Ma’lula dai crociati…”, i jihadisti esigevano la conversione dagli abitanti. Per dare un segnale minaccioso e di terrore, i jihadisti hanno decapitato numerosi cristiani.

Quando la città è stata definitivamente liberata dall’occupazione jihadista nel febbraio del 2014, sono stati ritrovati monasteri devastati, icone e reliquie distrutte e croci strappate. In questo contesto di terrore per i cristiani siriani, l’unica possibilità di sopravvivere rimane quella di affidarsi al regime di Bashar al-Assad.

“Maaloula è un simbolo – scrive Pichon – E’ in qualche modo il metro con cui i cristiani di Siria, ma anche molti altri cristiani arabi, misurano la loro capacità di restare in questo Oriente, di non soccombere al richiamo dell’emigrazione”. Pertanto, secondo Pichon, “Se i cristiani di Siria scompariranno, al pari dei loro fratelli iracheni, porteranno con sé un intero pezzo della cultura orientale. E l’Occidente se ne pentirà”.

DOMENICO BONVEGNA

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