di Roberto Malini
In Italia si assiste spesso alla violazione dell’integrità di paesaggi storici e culturali. Sono veri abusi culturali e ambientali che potrebbero essere evitati da istituzioni come Comuni, Regioni e Soprintendenze, che hanno gli strumenti per fermare progetti invasivi su luoghi dotati di valori storici, naturalistici e culturali. Il caso di Riceci a Gallo di Petriano (PU) è emblematico.
Nonostante quel luogo ameno e carico di memorie sia parte della cultura del nostro paese e lo ritroviamo nelle opere d’arte dei maestri del Rinascimento, qualcuno ha pensato di farne la sede di un’enorme discarica. Contemporaneamente ad altri cittadini, comitati, associazioni per la difesa dei beni culturali e del paesaggio, mi sono attivato fin da quando è apparsa la notizia per lanciare un allarme che coinvolgesse il Ministero dei beni culturali, il Comune e la Regione. Ora il movimento di opinione e cultura che difende l’area di Riceci posta nel mirino dalle aziende è cresciuto e si è unito. Il gruppo Facebook “Urbino contro la discarica a Riceci” è il punto di riferimento presso il quale l’attivismo culturale si incontra, si confronta, pianifica azioni civili a difesa del sito culturale di Riceci.
Ricordiamo che il paesaggio è un bene culturale e ambientale. La sua tutela avviene attraverso leggi, regolamenti e pianificazioni territoriali. La tutela può essere passiva, attraverso vincoli e divieti, o mediata, mediante strumenti di pianificazione e protezione territoriale. È importante anche adottare misure attive, come una buona salvaguardia e valorizzazione, con fondi di gestione programmati sia per il presente che per il futuro, perché i Beni culturali appartengono anche e soprattutto alle generazioni future.
Il codice dei beni culturali e del paesaggio, noto come “codice Urbani”, è uno strumento normativo che garantisce la tutela del paesaggio. È fondamentale considerare il paesaggio come un insieme di valori, che si identificano con la nostra tradizione artistica, culturale e di memoria. La tutela del paesaggio è riconosciuta come un interesse pubblico primario e riguarda la preservazione integrale dello stesso, quando presenta caratteri culturali o naturalistici importanti. Il Codice Urbani affida alla Soprintendenza, alla Regione e al Comune la tutela e la valorizzazione del paesaggio. La Soprintendenza ha il compito di fornire pareri vincolanti e meglio sono espressi i vincoli, meno si può anche solo pensare di violare un paesaggio culturale o storico. I Comuni possono – e devono – negare permessi edilizi all’interno di un paesaggio tutelato; le Regioni possono – e devono – negare le autorizzazioni quando esistano valori culturali, storici e tradzionali in un’area paesaggistica. E in ogni caso, la cittadinanza deve essere informata con grande chiarezza, nel corso di eventi pubblici dell’esistenza di un progetto invasivo che per qualche ragione Soprintendenza, Comune e Regione non abbiano fermato sul nascere.
Non vi è dubbio che l’area di Riceci sia un bene culturale. È uno spazio che raccoglie elementi di storia, civiltà dell’arte, memoria del luogo. È un’estensione legata al paesaggio di Urbino patrimonio dell’umanità Unesco. Non è un campo degradato privo di identità che possa essere abusato in un progetto devastante, mefitico e orrido quale una gigantesca discarica. No, Riceci è uno spazio dell’anima; è un’opera in cui natura e Umanesimo si incontrano e delicatamente dialogano; è una parte antica e contemporaneamente viva della nostra tradizione d’arte e civiltà, in cui le nostre radici affondano per nutrirsi di un cibo pregiato fatto di sapere e memoria; è lo sfondo meraviglioso e intatto della nostra capacità di creare e credere, di ricordare e di amare. Non permettiamo che tutto questo venga umiliato, stuprato, bruciato, annientato in nome dell’arroganza e del lucro.
Il dipinto moderno, ma in stile antico, intitolato “Madonna di Riceci”, riassume in sé la sacralità e il valore di cultura e memoria che appartengono al paesaggio umanistico della località