CATANIA – Un dibattito che ha coinvolto emotivamente il pubblico presente. Un evento che ha vissuto momenti profondamente significativi legati alla salute delle donne, alla passione e alla vocazione per la professione sanitaria, al progresso scientifico che impatta sulla qualità delle prestazioni. Ieri – giovedì 21 novembre – presso il Four Points by Sheraton di Catania si è tenuta la Cerimonia Inaugurale del 10° Congresso di Chirurgia Endo-Ginecologica del Mediterraneo. Le sessioni scientifiche della Convention internazionale si susseguono nel capoluogo etneo dal 18 novembre, ma ieri gli oltre 400 spettatori presenti in sala hanno assistito a una serata scandita da messaggi rivolti soprattutto alle nuove generazioni, per riportare al centro la “persona”, l’umanizzazione delle cure, la “buona medicina”.
Un concerto di musica classica ha introdotto gli ospiti chiamati sul palco dall’organizzatore del Congresso, il prof. Giuseppe Ettore (direttore Dipartimento Materno Infantile di Ginecologia e Ostetricia Azienda Ospedaliera Arnas Garibaldi).
Le maggiori istituzioni politiche catanesi e siciliane si sono alternate sul palco, con la moderazione del giornalista Francesco Santocono: il direttore generale Arnas Garibaldi Giuseppe Giammanco ha ringraziato i luminari presenti e provenienti da tutto il mondo, che hanno dato valore al ruolo dell’Azienda ospedaliera di rilievo nazionale e di alta specializzazione, «al centro dei processi di innovazione del SSN»; il vicesindaco Paolo la Greca ha ribadito la centralità di una categoria che dà lustro alla sanità dell’Isola, «nonostante le criticità di un sistema che spesso penalizza l’eccellenza»; il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno ha sottolineato l’importanza di momenti di confronto internazionale «che consentono il trasferimento di best practices, allargando visioni e prospettive»; il dirigente generale Pianificazione strategica dell’assessorato Salute della Regione Siciliana Salvatore Iacolino ha parlato del lavoro istituzionale in corso, volto a ridurre il gap sanitario tra i centri e le periferie attraverso il potenziamento della rete, con l’obiettivo di favorire l’accesso alle cure. E ancora, focus su formazione e futuro con l’intervento del presidente della Scuola di Medicina Unict Pietro Castellino e grande attenzione al tema della responsabilità civile e penale dei medici con l’intervento del presidente SIGO (Società Italiana di ginecologia ed Ostetricia) Antonio Chiantera, che ha ribadido l’importanza di ristabilire una nuova situazione di equilibrio e serenità nel rapporto medico-paziente.
Poi dalle 19 si è dato il via alla tavola rotonda dal titolo “Il futuro delle nuove generazioni di chirurghi è nelle nostre mani”, che ha puntato l’attenzione sulla leadership e il lavoro di team, grazie al coinvolgimento di personalità provenienti da molteplici mondi professionali. Un comandante dell’Aeronautica Militare, un direttore d’orchestra, uno chef, un manager della Scuola di alta formazione hanno alimentato il dibattito moderato dal giornalista Luca Ciliberti. L’intuizione di trovare affinità tra profili complessi (in tema di leadership e soft skills), che si avvicinano al mondo del chirurgo, ha animato l’inaugurazione del Congresso. Le ore di addestramento, la mano ferma e decisa, la concentrazione nei momenti delle “scelte”, l’armonia tra tutti gli elementi che fanno parte del processo, la capacità di gestire un team e di organizzare il lavoro, l’aggiornamento costante, la tempestività nei momenti critici, il ritmo nella routine, la puntualità per arrivare al successo del risultato. Troppe le cose in comune con chi entra in sala operatoria. Ma su tutte: passione e vocazione. Da vivere e da trasferire. Non importa se si indossa un camice bianco, una divisa, una uniforme o un cappello da chef. Dirigere, ispirare, coordinare, creare, interpretare, comunicare, impartire le regole. Questo il ruolo dei Maestri. Pronti a combattere la malattia, la più terribile di tutte: l’indifferenza e l’apatia di generazioni che vanno iperstimolate e trascinate con l’amore e la dedizione per il lavoro. Perché come disse Rita Levi Montalcini: “La scelta di un giovane non dipende dalla sua inclinazione ma anche dalla fortuna di incontrare un grande maestro”.
«I giovani medici, lo dicono i numeri, non scelgono più le specializzazioni chirurgiche e di medicina d’emergenza. Assistiamo a una crisi di vocazione che colpisce la categoria: il 42% dei colleghi è pronto ad abbandonare la professione, il 50% delle borse di studio rimangono “non assegnate” – ha affermato il prof. Giuseppe Ettore, anima di un evento che ha lasciato il segno tra i presenti – Le cause sono tante a partire dal lungo percorso formativo, dalla scarsa possibilità e opportunità di produrre una seria casistica operatoria durante il percorso di specializzazione e infine dall’elevato contenzioso medico legale che espone i medici italiani, e i chirurghi in particolare, ad azioni risarcitorie che minano la serenità di chi deve prendersi carico della cura dei pazienti. Ritengo che la formazione sia un processo complesso e multidimensionale, che va ben oltre l’apprendimento di tecniche chirurgiche. Essa deve essere incentrata non solo sull’acquisizione di competenze pratiche, ma anche sullo sviluppo di capacità decisionali, etiche, psicologiche e interpersonali. Solo attraverso un percorso di formazione completo e continuo, che sappia integrare questi aspetti, è possibile formare professionisti competenti, responsabili e preparati ad affrontare le sfide della medicina del futuro, con un unico obiettivo: la cura e la salute dei pazienti».
«Un altro elemento importante della formazione riguarda il rapporto con i mentori e la collaborazione con altri professionisti del settore sanitario – hanno affermato Armando Romeo (direttore del Research and Educational Center di Torino) e Arnaud Wattiez (direttore del Dipartimento di Ginecologia Latifa Hospital, Dubai e direttore “Advanced Courses in Gynecological Endoscopy” IRCAD, Francia Fondatore MIS Academy) – La figura del maestro, un chirurgo esperto che guida e supervisiona i giovani, è fondamentale per trasmettere non solo le competenze tecniche, ma anche i valori, le esperienze e la saggezza che si acquisiscono nel corso della carriera». «Bisogna lavorare sulla rete formativa italiana, affinché si possa dare ai nostri giovani colleghi le opportunità che hanno i loro coetanei degli altri Paesi d’Europa», ha sottolineato Giovanni Scambia, professore Ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’Università Cattolica e direttore Scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli di Roma. «È importante investire sulla formazione di qualità e dare subito ai giovani gli strumenti per operare, insieme alle responsabilità del loro agire – ha affermato Antonello Calabrese, Capitano Pilota dell’Aeronautica Militare – Prendiamo ad esempio l’Aeronautica che è un’eccellenza nella Nato: il metodo italiano è apprezzato e condiviso. I piloti vengono formati da zero, viene dato loro una profonda competenza teorica, ma immediatamente vengono testati in volo». «I giovani vanno stimolati, e fatti appassionare – hanno affermato Giovanni Cultrera, Sovrintendente del Teatro Massimo Bellini di Catania e lo chef d’autore Seby Sorbello – Dobbiamo trasmettere ai ragazzi energia e sapere. È fondamentale ricreare il bello attorno ai nostri giovani». Il confronto si è concluso con la proiezione di una parte del film “Patch Adams”. In quei pochi minuti si è voluto ricordare ai giovani medici specializzandi che la medicina è prima di tutto una missione.