Ispirato a Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, in Al-go-ritmo d’autore, al Teatro Biblioteca Quarticciolo l’8 febbraio alle 21 e il 9 febbraio alle 17.00, Roberto Scappin e Paola Vannoni (quotidiana.com) reinterpretano per la prima volta a Roma un grande classico alla luce dell’odierno avanzamento tecnologico.
Si tratta del secondo capitolo del progetto “7 note in cerca d’autore (Trilogia sul vedersi vivere)” ideato e scritto da Scappin e Vannoni. Un lavoro che ritrova nei Sei personaggi, laddove l’autore evidenzia il pericolo di essere se stessi, di affrontare il confronto e l’inevitabile conflitto, uno dei temi centrali della ricerca artistica di quotidiana.com.
Dalla traccia dell’opera di Pirandello, abitata da personaggi con una storia carica di drammaticità, prendono forma due entità del nostro tempo, generate dall’Intelligenza Artificiale: AL e GO, due algoritmi con sembianze umane, non privi del libero arbitrio; due esseri alla ricerca di emozioni e di una “verità”, di cui il loro creatore/autore li ha privati.
Gli algoritmi rappresentano l’anima razionale dell’AI che, attraverso il deep learning (apprendimento profondo), apprendono automaticamente le informazioni secondo le impostazioni prefissate.
E AL e GO, i due algoritmi protagonisti di questo spettacolo, giocano e vengono giocati dalle parole come tutti, scoprendo di non comprendere i simboli che chiamiamo cultura e i saperi che vanno oltre i dati. Sentirsi esclusi è una delle maggiori fonti di sofferenza.
Sperimentando la propria vulnerabilità, scoprono di non poter creare qualcosa di nuovo e inaspettato. Non hanno capacità critica, non hanno immaginazione. AL e GO non cercano il loro autore. Cercano ciò che l’autore non gli ha dato. Il dubbio, l’incertezza, la paura, la riflessione, la passione, l’errore.
uotidiana.com tratta da sempre temi che emergono dall’esperienza di ogni giorno, dalla riflessione sui tempi che stiamo vivendo e che appaiono dominati dalla necessità di apparire e di rispettare le convenienze. Con il loro linguaggio pacato ma serrato, surreale ma ben innestato nella realtà, offrono il quadro di un mondo in cui appare sempre più difficile essere autenticamente sé stessi.
Domenica 9 febbraio, al termine della replica, si svolgerà un incontro con la compagnia nell’ambito del progetto Staffetta critica, mediato dal critico Graziano Graziani.
Noi e Pirandello – Note di regia
Le questioni di cui trattano i nostri lavori sono temi che emergono vivendo, quelli con i quali animiamo indomite dispute, perché i punti di vista non coincidono mai. La risposta dell’altro è sempre contro-opinione, quindi paradosso. E questo in qualche modo conforta. Per noi c’è sempre un potere avverso: i funzionari astratti nelle loro funzioni, l’assenza di risposte, la consolazione filistea, l’amico che ti mette alla prova, l’informazione che fa esplodere conflitti, la mancanza di gentilezza, le polemiche non digerite, il menefreghismo celato sotto le spoglie dell’apparenza interessata… il non poter dire!
Notificare gli infingimenti delle pratiche e delle relazioni che ci obbligano alla sofferenza è il nostro orizzonte politico abituale, la nostra mimesi contemporanea. Come artisti sentiamo di vivere in una falsa democrazia, dove ciò che potremmo/dovremmo dire è relegato alla mortificazione delle sconvenienze. È in questo snodo che ritroviamo una delle affinità con l’opera di Luigi Pirandello e in particolare con i Sei personaggi. Pirandello non si piegò davanti a nulla, nemmeno a ciò che gli conveniva. Fu sempre “contro”, spesso a prescindere e a sfavore di se stesso e della propria opera, suscitando non poche antipatie e avversione. “Andrei a schiaffeggiare Crispi!”, confidò al figlio Stefano. Pirandello rappresentò l’avanguardia teatrale sia a livello nazionale che sovranazionale, definendosi “il teatro di domani”. La sua volontà di “andare con le dita negli occhi” degli spettatori fu pienamente compiuta. Buona parte della critica del tempo – Silvio D’Amico tra gli altri – definì il suo un teatro che “scuote, avvince, respinge, amorale”. Pur riconoscendone l’originalità lo definirono cerebrale, cinico e i suoi personaggi “marionette”.
L’indignazione del pubblico al debutto del 2021 al Teatro Valle dei Sei personaggi in cerca d’autore – “Manicomio! Manicomio!” – , il lancio delle monetine, le violenze fisiche all’uscita del teatro tra i detrattori e un piccolo gruppo di sostenitori (come racconta nel suo diario il capocomico Niccodemi) testimoniano la portata innovativa dell’opera. Nel terzo atto (o terza parte) dell’opera il pubblico si scatena. La vicenda non si conclude. Tutto è già accaduto nei Sei personaggi, questa è la cosa difficile da comprendere. La mancanza di linearità del testo sconcerta gli spettatori e la critica – tra cui Croce – che si domanda: “Ma cosa significa tutto questo?” e conclude: “Pirandello non riesce a mettere in scena la sua visionarietà”. Ancora Niccodemi nel suo diario scrisse “Spesso questa critica è vile”.
L’opera nasce come un romanzo, poi la commutazione in testo teatrale, probabilmente perché Pirandello comprese la portata rivoluzionaria del progetto. Non c’è immedesimazione nei suoi personaggi, lo spazio teatrale è in qualche modo eliminato, la narrazione è scomposta, il metateatro smonta un meccanismo consolidato e riconosciuto. L’interesse di Pirandello per la metafisica, la sua amicizia con Savinio, non escludono che per i suoi personaggi trasse ispirazione proprio da quei manichini che costituirono uno degli elementi della corrente pittorica. L’uomo-automa rappresentato dal manichino riconduce infatti al contrasto tra vita e forma che Pirandello incarna nei suoi personaggi imprigionati in una forma che gli è stata attribuita e in cui non si riconoscono.
Pirandello sosteneva l’impossibilità di rappresentare oggi la tragedia, eppure la tragedia ritorna proprio nei Sei personaggi. Avanti a ogni costo pur di conquistare la ricompensa sul prossimo gradino evolutivo.
quotidiana.com è una realtà fondata da Roberto Scappin e Paola Vannoni nel 2003. La ricerca di un personale linguaggio si intreccia al percorso di produzione dei testi. Nel 2008, con la Trilogia dell’inesistente, la compagnia esprime la propria cifra artistica. Il Primo episodio Tragedia tutta esteriore vince il premio Stefano Casagrande -Teatri di Vita, Bologna. La compagnia ha realizzato circa venti produzioni, di cui almeno dieci ancora in repertorio. Nel 2019 ha presentato alla Biennale Teatro di Venezia un segmento della propria produzione. Nel 2021 ha realizzato per Rai Radio3 il radiodramma originale dal titolo Dialogo al limite del volto. Nel 2022 con Titivillus ha pubblicato i testi della seconda Trilogia Tutto è bene quel che finisce. Sempre nel 2022 ha vinto il Premio Dante Cappelletti di Tuttoteatro.com con I greci, gente seria! Come i danzatori.