Venerdì debutta nel quartiere catanese della prostituzione il testo ispirato a Boccaccio con richiami anche al film pasoliniano, con la sua visione salvifica della corporalità. Tre le repliche, il solo 30 settembre, nell’ambito del progetto Palcoscenico Catania. I curiosi a seguire le prove, con lettura di tarocchi, e l’entusiasmo per il fragoroso corteo che segue il fercolo, fatto da attori, coristi, una banda musicale e migranti. La taranta, ’uso delle maschere arcane e il rito del Mondo alla rovescia…
Catania – “Questo spettacolo itinerante a San Berillo rappresenta anche un omaggio al genio di Pier Paolo Pasolini, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita. Fu Pasolini, con il suo Decameron cinematografico, a sollevare nel 1971 molti dei temi di cui ci occupiamo”.
A spiegarlo è Luana Toscano, impegnata nelle prove del Decamerone, del quale è protagonista. La drammaturgia dello spettacolo, ispirato a Giovanni Boccaccio, è di Sebastiano Mancuso, il quale firma anche la regia di questo lavoro teatrale che – prodotto dall’associazione culturale Absinthe nell’ambito del progetto Palcoscenico Catania, la bellezza senza confini voluto dall’Assessorato comunale e finanziato dal Ministero della Cultura – andrà in scena venerdì 30 settembre.
Tra i vicoli del quartiere della prostituzione si susseguiranno tre repliche in un’unica giornata: alle 18, alle 19 e alle 20. E, visto il numero contingentato di posti – cinquanta per replica – gli organizzatori sottolineano la necessità di prenotare chiamando – o scrivendo su Whatsapp – al numero di Absinthe, il 393/5411180.
Un altro omaggio a Pasolini è nel dialetto napoletano utilizzato in questo spettacolo: metà del Decameron era ambientato infatti tra i vicoli partenopei.
“Nel Decamerone di Mancuso – sottolinea Antonella Scornavacca, altra protagonista – raccontiamo il nostro oggi, fatto di pestilenze come il Covid, di guerre d’ogni genere, scatenate dall’odio razziale e religioso anche per le nostre strade. Inoltre la vita virtuale vissuta sul web, ci sta facendo perdere umanità. E questa, secondo la lezione di Pasolini, il quale non conosceva i social ma tuonava contro la massificazione della tv, possiamo recuperarla soltanto attraverso quella corporalità che è l’essenza del teatro.”.
“Diecine di corpi – conferma, descrivendo le prove, Gabriella Trovato, che firma il progetto d’arte visiva dello spettacolo -, si agitano al fragoroso suono di una banda seguendo i movimenti coreografici di Francesca Romana Di Giorgio. Mentre tra le case dirupate dei vicoli di San Berillo sfila il corteo che segue il fercolo, i personaggi mutano, indossando primitive maschere di demoni e animali, il marchio magico delle energie ancestrali che influenzano nel profondo la vita sociale”.
Un corteo che si trasforma in una scatenata taranta, ed è formato, oltre che dagli attori – Luana Toscano (Filomena la narratrice), Antonella Scornavacca (la Santa), Elmo Ler (Calandrino), Loriana Rosto (Lisabetta da Messina), Ibrahima Diallo (il Diavolo), Daniele Triolo (Lorenzo), Claudia Bono (lettrice di tarocchi)- anche dall’Orchestra d’armonia della Contea, da un coro di cinque elementi, il Secret Chord, e da una decina di migranti del Centro Astalli.
Mancuso sottolinea come, secondo i tanti curiosi che a San Berillo stanno seguendo le prove, questo Decamerone sia coinvolgente al pari delle celebrazioni popolari, “da quelle religiose al mondo alla rovescia del Carnevale, in Sicilia la festa più grande in assoluto”.
Le due novelle sono Lisabetta da Messina, (anche tra le dieci scelte da Pasolini per il Decameron cinematografico) e Calandrino e l’elitropia che Mancuso ha inserito nello spettacolo perché rappresentano due diversi modi d’illustrare “il rapporto con l’invisibile”.
E ricordando come, secondo Boccaccio, perno del mondo siano Natura e Fortuna, ecco due attori a consegnare tarocchi agli spettatori, pronosticando loro la sorte.
Da citare inoltre, tra coloro i quali lavorano allo spettacolo, il direttore dell’orchestra, Giulio Nido, quello del coro, Salvo Disca, e ancora Simone Raimondo (scenotecnica), Carmen Comis e Jacopo Castorina (sartoria) e Anastasia Zuccarello (assistente alla regia).
Le foto di scena sono di Regina Betti