Combattere la violenza sulle donne è anche, e soprattutto, una questione di uomini. Per affrontare il tema, infatti, spiega Carmelina Fierro, coordinatrice della Commissione Pari Opportunità dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna, occorre guardare in faccia tutti i soggetti della violenza: chi la subisce, ma anche chi la agisce.
«Agire sulla protezione delle donne non è sufficiente – spiega la consigliera dell’Ordine degli Psicologi regionale in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre -. Occorre avviare un percorso di autonomia che renda libere le donne a livello economico e psicologico e promuovere una diversa cultura in cui l’uomo colga i segnali della sua violenza e chieda aiuto». Ma quali sono i segnali che dovrebbero fare accendere un campanello di allarme negli uomini? «I pensieri ossessivi legati al controllo – spiega la psicologa – , le azioni stesse di controllo, i divieti, la prevaricazione, la pretesa dell’esclusività, le insinuazioni» .
Nella nostra regione esistono centri specializzati nel promuovere azioni di recupero dei soggetti responsabili di violenza familiare, ma anche di educazione e prevenzione dei comportamenti violenti. In alcuni casi sono a gestione pubblica (i centri LDV “Liberiamoci dalla violenza”a Bologna, Modena, Parma, Forlì, Cesena, Ravenna, Rimini), in altri a gestione privata. Secondo i dati della Regione Emilia-Romagna, complessivamente sono stati 409 gli uomini seguiti dai centri nel 2020, con un incremento di circa il +9.5% rispetto ai 370 uomini in trattamento nel 2019.
«La prevenzione è fondamentale e va di pari passo anche con la diffusione di una cultura non più legata a canoni maschilisti», dice la consigliera dell’Ordine degli Psicologi regionale. «Anche gli uomini non violenti devono sentirsi responsabili di un silenzio e di una costruzione culturale basata sull’oggettivizzazione della donna – continua – e dovrebbero promuovere un’idea di uomo diversa, emancipandosi dal pensiero che la loro virilità dipenda da un’immagine di maschio più che di uomo».
Spesso, infatti, sentiamo parlare di uomini che hanno perso la loro identità, che non sanno più relazionarsi a donne che hanno conquistato ruoli e posizioni diverse nella società. «Ma affermare questo – spiega Carmelina Fierro – significa generare situazioni di dipendenza in cui anche l’uomo è vittima di un’attribuzione di significati patriarcali di potere e prevaricazione che lo vedono ingabbiato nella prestazione, nella pretesa di avere sempre ragione e nella negazione dei sentimenti. Si tratta di una gabbia da cui è necessario liberarsi. Cercare un rapporto di potere fa male non solo a chi lo subisce ma anche a chi lo esercita perché dover dimostrare di avere il comando nega una parte fondamentale dell’essere umano che è la parte emotiva, quella che ci rende esseri umani». Secondo la consigliera occorre dunque «cogliere i segnali del proprio ingabbiamento in queste logiche, non riconoscersi in uno schema maschilista e promuovere una cultura diversa. In questo è cruciale determinante il ruolo della psicologia con interventi specifici e specializzati».
In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, l’Ordine degli Psicologi regionale assegnerà un premio di duemila euro per una tesi di laurea sul tema “Psicologia e parità nelle differenze” istituito dalla Commissione Parità.«Premiare un elaborato universitario significa non solo sensibilizzare al tema – spiega Carmelina Fierro -, ma anche approfondirne significati, variabili e modalità di intervento con cui psicologhe e psicologi possono confrontarsi per un aggiornamento costante e proficuo sul tema della violenza, delle discriminazioni e degli stereotipi alla base di tante sofferenze».