Non eliminare la progressività della tariffa elettrica e potenziare gli strumenti già esistenti a sostegno di tecnologie innovative per consentirne la diffusione nel mercato: questa la richiesta avanzata da Greenpeace e WWF nel corso del ciclo di audizioni sul recepimento della Direttiva Europea sull’Efficienza Energetica (Atto Governo n. 90).
“L’obiettivo dell’efficienza deve essere quello di riuscire a far calare i consumi di energia, mantenendo elevati livelli di servizi”, ribadiscono Greenpeace e WWF. Il ruolo essenziale dell’efficienza energetica negli usi finali è oggi ampiamente riconosciuto come elemento chiave delle politiche energetiche, ma gli obiettivi quantitativi assegnati finora a questa “prima fonte di energia” sono stati meramente indicativi nel pacchetto 20-20-20, come anche nel dibattito attuale per il pacchetto clima energia 2030. Questo appare un vero controsenso, specie a fronte del dibattito sulla minimizzazione dei costi del pacchetto clima. L’efficienza energetica è anche una misura che ha grandi potenziali di occupazione e di innovazione in interi settori dell’economia nazionale (per esempio la ristrutturazione ad alta efficienza del parco edilizio può essere realizzata in gran parte con tecnologie e lavoro italiani) . “E’ necessario imporre a livello europeo un obiettivo legalmente vincolante del 40% di maggiore efficienza” dicono Greenpeace e WWF,.
Il razionale di una tariffa progressiva (prezzo del kWh crescente col consumo, prezzo del limite contrattuale sui kW crescente) è quello di aumentare l’attrattività economica degli utilizzi di tecnologie più efficienti, premiando indirettamente scelte dei consumatori più lungimiranti e le imprese che producono apparecchiature più efficienti e innovative. Al contrario, l’appiattimento della tariffa rende meno rilevante la scelta di apparecchiature energeticamente efficienti e rappresenta una spinta contraria al perseguimento dell’obiettivo di riduzione della domanda netta di energia, senza di cui gli obiettivi definiti dalla Roadmap 2050 sono difficilmente raggiungibili. La tariffa piatta implicherebbe un tempo di ritorno doppio per gli investimenti in tecnologie efficienti rispetto all’attuale tariffa progressiva.
La tariffa progressiva italiana costituisce un esempio a livello europeo (la Francia l’ha presa a modello). Anche Giappone, California e Belgio hanno prezzi unitari dell’energia che crescono col consumo. Grazie a questa e altre politiche la California è l’unico stato americano ad avere mantenuto costanti i consumi pro-capite negli ultimi 15 anni. I consumatori vengono informati in tempo reale ogni mese quando hanno superato un certo consumo e il prezzo unitario dell’energia per loro aumenta. Secondo Greenpeace e WWF, le “elettrotecnologie” innovative che coprono utilizzi termici utilizzando elettricità (come le pompe di calore efficienti, cucine a induzione, etc) possono dare un contributo al miglioramento dell’efficienza, ma la loro promozione non può essere perseguita distruggendo uno dei pilastri che finora ha contribuito alla diffusione di tecnologie più efficienti nel mercato. “Lo strumento più consono è quello di specializzare opportunamente i certificati bianchi su queste tecnologie. Inoltre l’introduzione di tariffe particolari per promuovere specifiche tecnologie è imprecisa (il kWh diventa meno caro per tutti gli usi finali sotto quel contratto) ed incoerente con ogni teoria razionale delle tariffe”, concludono Greenpeace e WWF.