di Roberto Malini
Le imponenti turbine eoliche, una volta considerate un’alternativa promettente e sostenibile alle fonti di energia tradizionali, sono diventate oggetto di un acceso dibattito in Italia, mentre altre nazioni abbandonano questa forma di “energia verde” ritenendola instabile e antieconomica, se si considera l’intero ciclo di esistenza di ogni impianto.
Finanziati dall’Unione Europea e promossi come soluzioni per ridurre le emissioni di carbonio e affrontare il cambiamento climatico, i parchi eolici italiani sollevano ora serie preoccupazioni riguardo alla salute, all’integrità e alla bellezza dei paesaggi, in particolare dei crinali e delle valli.
Gli aerogeneratori posizionati sui delicati crinali italiani, spesso ricchi di valore naturalistico e storico, spuntano da nord a sud, isole comprese, come titanici funghi. Colossali ecomostri che suscitano un’intensa opposizione da parte delle popolazioni locali e di organizzazioni ambientaliste. Diversi ricorsi sono stati finora presentati davanti ai Tribunali amministrativi regionali (TAR) contro questi progetti, finanziati con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), mentre associazioni come Italia Nostra, il Club Alpino Italiano, EveryOne Group si battono con determinazione per proteggere i crinali e le valli minacciati dagli impianti eolici. Come contraltare di tale impegno a difesa del territorio e dei suoi valori culturali e naturalistici, vi è l’ingente giro d’affari che ruota proprio attorno ai fondi del PNRR e le spiacevoli esperienze che il nostro Paese ha vissuto in passato proprio nel campo dell’energia eolica.
Le critiche sollevate evidenziano come questi interventi siano autorizzati, ma violino paesaggi di grande pregio naturalistico e culturale con la loro imponenza invasiva e degradante. Crinali e valli, oltre a rappresentare corridoi ecologici vitali, ospitano sentieri nazionali ed europei di grande bellezza e importanza. Questi percorsi, veri e propri paradisi per il turismo escursionistico, sono parte integrante del patrimonio naturale e paesaggistico dell’Italia, la cui integrità è fondamentale per la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi più preziosi.
Le turbine eoliche non solo rovinano i paesaggi circostanti e devastano i terreni, ma compromettono anche la biodiversità e gli ecosistemi ospitati da questi siti. Le comunità locali si uniscono nella difesa del territorio, cercando di proteggere il loro patrimonio naturale e paesaggistico di inestimabile valore.
Sebbene l’energia eolica sia generalmente considerata a basso impatto ambientale rispetto alle fonti di energia tradizionale, emergono dubbi sulla sua effettiva natura ecologica. I parchi eolici rovinano irreparabilmente i paesaggi in cui sono installati, danneggiano la fauna aviaria e producono emissioni sonore che influiscono sulla salute umana e delle specie animali.
Inoltre, si prevede che entro il 2050, circa 43 milioni di tonnellate di materiale proveniente dall’industria eolica dovranno essere smaltite. Le pale delle turbine eoliche, in particolare, costituiscono una sfida improba dal punto di vista dello smaltimento, essendo composte principalmente da materiali difficili da riciclare come la fibra di vetro e la resina. È possibile ipotizzare che in molti casi le turbine, gigantesche come grattacieli, saranno abbandonate nei siti pesaggistici, per evitare i costi dello smantellamento, con un effetto distopico e nuovi danni a valli e crinali.
L’uso diffuso di terre rare, fondamentali per la produzione di tecnologie chiave come le turbine eoliche, pone inoltre il problema di una crescente dipendenza da paesi come la Cina, principale produttore di queste risorse. Dopo la crisi energetica provocata in gran parte da un’eccessiva dipendenza dal gas russo, sarebbe forse il caso di evitare il ripetersi di situazioni a rischio. Questo solleva preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla sostenibilità delle catene di approvvigionamento globali.
Infine, l’allarme proveniente dalla Norvegia sulla presenza di Bisfenolo A nelle pale delle turbine eoliche solleva ulteriori preoccupazioni sulla sicurezza ambientale di questa forma di energia rinnovabile. Per quanto riguarda i parchi eolici offshore rilascio di microplastiche contenenti Bisfenolo A nell’ambiente marino rappresenta una minaccia per la biodiversità e la salute umana, evidenziando la necessità di una valutazione più approfondita degli impatti ambientali delle turbine eoliche.
Di fronte a queste preoccupazioni e ai pericoli legati a una vera e propria invasione di turbine eoliche nei paesaggi più preziosi e importanti del nostro Paese, è fondamentale adottare un approccio accorto e strategico alla transizione energetica, che tenga conto non solo degli obiettivi climatici e del business delle imprese dell’energia e di chissà quali altre organizzazioni, ma anche delle conseguenze sociali e ambientali delle tecnologie rinnovabili. Solo così potremo garantire un futuro sostenibile e equo per tutti, senza ripetere, amplificandole a dismisura, le infelici esperienze del recente passato.