
Milano – Valorizzare i luoghi che custodiscono la memoria storica di Milano e restituire dignità ai suoi Caduti. Con questo obiettivo proseguono l’ambizioso progetto di restauro del monumento di piazza Cinque Giornate e il recupero e studio dei resti scheletrici conservati nella Cripta sottostante, animati e diretti dall’Area Funebri del Comune di Milano, che vede collaborare congiuntamente l’Amministrazione, Labanof – Università degli Studi di Milano e Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico.
“Quello che abbiamo intrapreso – afferma l’assessora ai Servizi civici e generali Gaia Romani – è un progetto davvero ambizioso. Il monumento di Cinque Giornate e la storia della sua Cripta toccano profondamente il cuore dei milanesi e per questo siamo entusiasti di restituire alla cittadinanza un luogo così identitario. E lo siamo ancor di più, perché grazie allo straordinario lavoro della professoressa Cristina Cattaneo e del suo staff potremo ricostruire l’identità dei tanti uomini e donne che hanno sacrificato la loro vita per la libertà della nostra città”.
Dall’autunno scorso i ponteggi circondano e celano l’obelisco di 23 metri realizzato dallo scultore Giuseppe Grandi, dedicato all’insurrezione armata avvenuta tra il 18 e il 22 marzo del 1848 a Milano, che portò alla temporanea liberazione della città dal dominio austriaco.
L’avvio dell’intervento conservativo di restauro, a cura della Direzione Tecnica e Arredo Urbano del Comune di Milano, ha consentito di mostrare con evidenza e confermare alcune curiosità che erano in parte emerse da rappresentazioni storiche. In primis, dalle operazioni di pulitura del bronzo è emerso l’uso di leghe diverse, che spiegano la volontà dell’autore di ottenere luminescenze e colori differenti fra l’obelisco e l’allegoria di figure – in particolare, le cinque figure femminili, ciascuna rappresentante una delle Cinque Giornate – che lo avvolgono. L’obelisco del monumento, al tempo della sua inaugurazione, doveva mostrarsi con ragionevole certezza più scuro e tendente al rossastro – patina favorita da una lega bronzea molto carica di rame – , a differenza delle figure plausibilmente più chiare e luminose all’incidenza dei raggi solari, per via della composizione della lega più ricca di stagno.
L’approfondimento conservativo si sta spingendo nell’esplorazione interna del monumento, occasione unica offerta dalla presenza del ponteggio e con il supporto delle tecnologie miniaturizzate oggi a disposizione.
Grazie, infatti, a microcamere e punti luce movimentati da stralli di cavi – al pari della manovra di burattini – è stato possibile ispezionare preventivamente l’interno dell’obelisco, con un livello di dettaglio sorprendente, riscoprendo aspetti costruttivi inediti, e valorizzando l’attività di progettazione, ripensamento, correzione continua operata da Grandi man mano che il monumento cresceva sulla piazza nel corso di 13 anni di attività.
Grazie alle indagini e alle scoperte realizzate, per la prima volta, una squadra di restauratori entrerà nell’opera, grazie all’installazione, nelle prossime settimane, di una scala interna (fino a raggiungere l’apice della struttura portante in mattoni a metà dell’obelisco) consentendo l’estensione delle opere conservative e conoscitive anche all’interno del monumento, riuscendo in previsione anche a risolvere problematiche infiltrative a protezione del sottostante luogo sepolcrale.
Inoltre potrà anche essere risolto, attraverso opere di ingegneria impiantistica, il fenomeno delle condense interne derivante dalle normali escursioni termiche tra l’interno e l’esterno dell’opera, che hanno in parte contribuito ad appesantire il degrado delle volte interne alla Cripta sottostante, già afflitta da fenomeni di umidità capillare e di risalita dal terrapieno.
Parallelamente agli interventi di restauro, il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (Labanof) del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Università degli Studi di Milano, sta conducendo un’importante ricerca sui resti umani recuperati nella Cripta. Le operazioni prevedono anzitutto un accurato recupero dei materiali ossei, seguito da interventi di stabilizzazione volti a preservare nel tempo i resti rinvenuti. Successivamente, si sta procedendo con un’approfondita indagine antropologica, mirata a definire le caratteristiche biologiche e demografiche delle vittime, attraverso tecniche di analisi scientifiche e metodologie avanzate di identificazione individuale.
La ricerca antropologica si accompagna con un rigoroso studio storico, che ha permesso di approfondire e contestualizzare i reperti grazie all’incrocio delle fonti storiche disponibili, arricchendo così ulteriormente la comprensione dei drammatici eventi di quei giorni. Questo studio non solo sta restituendo una dignità scientifica e culturale ai resti esaminati, ma evidenza anche il valore del patrimonio storico rappresentato dal monumento.
Un grande aiuto alla ricostruzione storica dei resti arriva dall’archivio del Policlinico di Milano, dove è conservata una trascrizione dei registri con l’elenco dei caduti durante le Cinque Giornate, tumulati nel sepolcreto dell’Ospedale. Presso la Cripta dell’Annunciata in via Sforza, infatti, vennero portate le spoglie dei caduti, che ebbero degna sepoltura fino alla costruzione del monumento del Grandi.
I loro nomi sono ancora oggi incisi sulle pareti della Cripta, a testimonianza del gesto eroico nei confronti della città.
Una delle sfide più significative che si sta affrontando durante il progetto è quella dei resti commisti, ossia reperti ossei mescolati tra loro. Inoltre, anche la conservazione variabile dei materiali influenza significativamente la qualità delle informazioni ottenute. Tuttavia, grazie all’impiego di software dedicati e procedure standardizzate di raccolta dati, sono in corso le operazioni di riassociazione dei reperti, basate su tecniche di pair-matching e joint-matching.
L’indagine rappresenta, inoltre, un fondamentale punto di riferimento nell’ambito della gestione e analisi dei disastri di massa del passato, permettendo di confrontare il caso storico delle Cinque Giornate di Milano con eventi analoghi, anche recenti, come il disastro di Linate o le fosse comuni di Srebrenica in Bosnia. La comparazione dei dati raccolti e delle informazioni ante-mortem consente una migliore comprensione non solo delle dinamiche dell’evento storico, ma anche delle strategie utilizzate per la gestione delle vittime e della memoria collettiva.
Il Labanof, con questo studio, vuole così contribuire a preservare e valorizzare il patrimonio culturale e storico italiano, offrendo alla comunità una visione più approfondita e dettagliata delle Cinque Giornate di Milano e del loro impatto nella storia nazionale e sulla nostra società attuale.