IL CAPODANNO A MILANO DEI “NUOVI ITALIANI”

Giulio Meotti qualche giorno prima del Natale in un documentato studio su Il Foglio ha scritto che il Canada di Trudeau, il suo esperimento del multiculturalismo è arrivato al capolinea. Voleva essere “un esempio per il mondo””, ma il “paese si è trasformato nelle cascate del Niagara della postmodernità”, sarà così anche per la nostra Italia? Dopo la vergognosa notte del capodanno milanese sembra di si.

I filmati, sono abbastanza eloquenti, ragazzi che sfidano le istituzioni con slogan contro la polizia e contro gli italiani. Molti di questi magrebini, qualcuno li chiama, islamisti, sventolavano bandiere turche, siriane, palestinesi, magari molti di loro hanno alle spalle più di un ciclo scolastico – condizione che per qualcuno, purtroppo anche forze di governo, dovrebbe essere sufficiente a garantire la concessione della cittadinanza. Anzi, molti dei ragazzi magrebini visti in piazza potrebbero già averne diritto a norme vigenti, al compimento dei 18 anni. Il che non può che inquietare. Sono i “nuovi italiani”, le “nuove risorse”? Certo c’è chi li giustifica, parlando di “ragazzate” e di “goliardate” da ultimo dell’anno, dall’altra c’è chi prende sul serio quegli atteggiamenti, e li condanna senza se e senza ma, a cominciare dagli immigrati che nel nostro Paese lavorano, studiano e si creano una vita regolare.

Proprio loro si sentono fortemente minacciati da questi comportamenti, e non ci stanno a essere accomunati a certi soggetti. Un’amara osservazione disegna plasticamente come è stata ridotta la piazza del Duomo: “Per secoli questa cattedrale è stata il simbolo dell’orgoglio e dell’unità italiana. Ora i suoi passi risuonano di disprezzo, non di celebrazione. Quando una nazione dimentica di difendere il suo cuore, gli stranieri se ne approprieranno. Quanto tempo ci vorrà prima che l’Italia ricordi chi è veramente?”. Forse è per questo che Federico Punzi su atlanticoquotidiano del 3 gennaio definisce, il capodanno di Milano come La presa di Piazza Duomo.

Del resto le scene viste a Capodanno in Piazza Duomo, a Milano, ricordano quelle già viste a Berlino, Parigi, Bruxelles e in molte altre città del centro e nord Europa. “Una “presa” della piazza da parte delle cosiddette gang (molto poco“baby”) di extracomunitari, per lo più magrebini, nient’affatto casuale, evidentemente organizzata, ripresa con gli smartphone e trasmessa sui social, come a dire: qui ormai comandiamo noi. Secondo Punzi, “Lentamente ma inesorabilmente stiamo assistendo anche a casa nostra ad un film già visto in Francia, Belgio e Germania, mentre in questi anni qualcuno si illudeva che no, qui da noi sarebbe stato diverso. Eravamo semplicemente indietro di qualche anno”. Anche in Italia come in altri Paesi europei interi quartieri stanno diventando off limits per le forze dell’ordine, come si è visto a Corvetto con il caso Ramy. Ma anche al quartiere San Siro, per scatenare guerriglie urbane fatte di roghi, barricate e molotov. Non a caso Milano, con la sua amministrazione di sinistra e il sindaco Salah, più preoccupato di vietare il fumo all’aperto e bandire le auto a benzina e diesel.

I nuovi italiani

L’integrazione è una chimera e in particolare sono le seconde e terze generazioni a non volersi integrare e a sviluppare anzi sentimenti di odio nei confronti del Paese che ha accolto i loro genitori offrendogli opportunità e welfare. Altro che disagio, questi ragazzi non sono certo cresciuti nella povertà e nella privazione di diritti fondamentali. Eppure, si nota un evidente processo di radicalizzazione. Nicola Porro commentando il grave episodio di Rimini, dell’egiziano che ha accoltellato a caso diversi passanti fino a quando non è arrivato il comandante della stazione dei carabinieri che lo ha ucciso. Poteva verificarsi una strage come a New Orleans.

Ora questo carabiniere è indagato per eccesso colposo di legittima difesa. A questo punto aveva ragione Oriana Fallaci, quando diceva Che senso ha rispettare chi non rispetta noi? Che senso ha difendere la loro cultura o presunta cultura quando essi disprezzano la nostra?».

Cittadinanza più difficile. Intanto il governo Meloni ha invertito la rotta e grazie alle sue politiche: il numero di sbarchi si è ridotto sensibilmente. Ma servono ricette più drastiche sia in termini di respingimenti e di espulsioni di massa, sia di gestione dell’ordine pubblico.

Norme più restrittive che consentano espulsioni facili – e non asilo o protezioni internazionali facili come oggi – e che riducano la discrezionalità dei magistrati, le cui decisioni andrebbero attentamente “monitorate”. Per il direttore di atlantico,“Servirebbe sì una nuova legge sulla cittadinanza, ma più restrittiva di quella attuale. Ci andranno di mezzo anche bravi ragazzi? Sì, è inevitabile, ma purtroppo abbiamo a che fare con una brutta “bestia” e non sparirà dopo qualche bel discorso di fine anno”.

Sullo stesso tema è intervenuto anche Antonio Socci su Libero, (Capodanno in piazza Duomo. Bandiere arabe e insulti all’Italia. Cosa significa?, 2.1.25) Certo sarebbe sciocco pensare che quei ragazzi rappresentano tutti gli immigrati. “Però è frequente fra i giovani immigrati di seconda generazione – cioè nati qui in Italia – il risentimento verso il Paese che ha ospitato la loro famiglia. Segno di un’integrazione che non c’è stata, che non è da loro desiderata e forse non è neanche possibile (si tratta perlopiù di un certo tipo di immigrazione, spesso islamica, perché – ad esempio – la comunità filippina è un’altra cosa)”. Mi fermo, svilupperò l’argomento in un’altra occasione.

DOMENICO BONVEGNA

dbonvegna1@gmail.com