Milano – Apre al MUDEC da domani la prima retrospettiva in un museo civico italiano di Niki de Saint Phalle (Neuilly-sur-Seine, 1930 – La Jolla, 2002): pittrice, scultrice, autrice di film sperimentali, performer, ‘donna e artista’ (come lei stessa amava definirsi) che sfugge a una definizione univoca.
La mostra, aperta al pubblico dal 5 ottobre al 16 febbraio 2025 e curata da Lucia Pesapane, celebra l’artista franco-americana famosa per le sue grandi e colorate “Nanas”, rivelandone il lato impegnato attraverso una diversa lettura della sua opera. In mostra 110 opere, di cui una decina di grandi dimensioni, oltre a una selezione di opere su carta e video, oltre ad abiti della Maison Dior che ricordano anche il suo passato di modella, sempre impegnata nel percorso verso l’affermazione del femminile.
Promossa dal Comune di Milano-Cultura, la mostra è prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, che vede come Institutional Partner Fondazione Deloitte, ed è resa possibile grazie alla collaborazione con la Niki Charitable Art Foundation.
“Soggetto di diverse retrospettive in tutto il mondo negli ultimi dieci anni, Niki de Saint Phalle non ha ancora avuto l’occasione di essere riconosciuta in Italia come una delle grandi artiste del XX secolo, nonostante sia stata una delle protagoniste assolute della scena artistica d’avanguardia degli anni Sessanta e Settanta in Europa e negli Stati Uniti – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi –. Il suo lavoro, gioioso ma carico di significati profondi, ci parla di libertà e di diritti, di giustizia sociale e di difesa dei più deboli, e straordinariamente in questo periodo Milano offre l’opportunità di ammirare le opere di un altro grande artista, Jean Tinguely, suo marito, in mostra al Pirelli Hangar Bicocca dal 10 ottobre”.
A cura della critica d’arte Lucia Pesapane, che ha allestito numerose mostre e retrospettive su Niki de Saint Phalle in tutto il mondo, la mostra racconta al pubblico in otto sezioni la carriera dell’artista, dagli esordi fino agli ultimi lavori, in un ritmo diacronico e fortemente antologico, che ripercorre, attraverso il mondo colorato, polimorfo, tondeggiante e materno delle sue Nanas (e non solo), una vita personale molto meno gioiosa.
Vissuta in un’epoca di grandi cambiamenti sociali e artistici – dal movimento femminista degli anni ’60 e ’70 al Nouveau Réalisme di cui fu protagonista – Niki de Saint Phalle è stata una delle artiste che maggiormente ha sfidato gli stereotipi di genere attraverso l’arte, esprimendo la propria identità attraverso la femminilità, la sensualità e l’amore per la vita come creazione.
“Niki de Saint Phalle è oggi considerata come una delle artiste più importanti del XX secolo – spiega la curatrice della mostra Lucia Pesapane -. Ha saputo, come pochi artisti prima, utilizzare lo schermo e i media per promuovere la sua arte e il suo impegno sociale nei confronti delle minoranze e dei più fragili, malati, bambini e animali. Questa responsabilità si è tradotta in un’arte gioiosa, inclusiva, in grado di veicolare attraverso opere comprensibili e amate da tutte le generazioni un discorso attento alle diversità, non-eurocentrico e non-gerarchico”.
L’occasione di vedere a Milano l’opera di Niki de Saint Phalle in mostra al Mudec diventa ancora più unica perché nello stesso periodo sarà possibile visitare la mostra dedicata a Jean Tinguely, suo marito, in mostra dal 10 ottobre presso Hangar Bicocca e curata dalla stessa Lucia Pesapane. La città è legata a questi due artisti fin dagli anni Sessanta, quando ospitò la prima esposizione di quello che sarebbe diventato il gruppo dei Nouveaux Réalistes in cui Niki de Saint Phalle si distinse come l’unica donna (tra nomi come Yves Klein, César Baldaccini, Daniel Spoerri, Jacques Villeglé, Christo, Gerard Deschamps, Edoardo Puglisi, Mimmo Rotella, Arman).
Così descrive il loro rapporto artistico Lucia Pesapane, la curatrice di entrambe le mostre. “La dualità e la complementarità tra i due si esprime attraverso l’accostamento di materiali diversi, di colori opposti, di forme asimmetriche ma che riescono a creare una polifonia sorprendente”.
In occasione della mostra, 24 ORE Cultura ha pubblicato il catalogo Niki de Saint Phalle, e ha finalmente ridato vita a Il mio segreto, il libro scritto dall’artista, uscito di catalogo da tempo e ormai introvabile.